Il Castello di Campello Alto
Il castello di Campello Alto è il più antico insediamento abitato del territorio. Fu fondato nel X sec. da Rovero di Champeaux, cavaliere venuto da Reims al seguito del Duca Guido di Spoleto che gli concesse il feudo denominato “Gualdi Ranieri” e otto villaggi. I discendenti di Rovero divennero signori della Spina e della Torre di Lanfranco. Successivamente il loro nome mutò in Campello.
Nel 1326 Argento Campello, nemico della chiesa, fu messo al bando del rettore della curia ducale. Pochi decenni dopo il Pianciani, signore di Spoleto, con mercenari eugubini, devastò il castello, difeso strenuamente dalle donne, e imprigionò il conte Paolo Campello. Nonostante il successivo arresto del Pianciani, i massari del luogo impedirono a Paolo Campello di rientrare nel pieno possesso del castello. Egli, infatti, riuscì a riconquistarlo solo nel 1390, tornando a issare sul torrione la bandiera turchino – amaranto degli antichi feudatari.
Tumulti e risse proseguirono, manifestandosi all’apice della crudeltà nel 1447, per cessare definitivamente solo a partire dal 1569. In quell’anno la comunità, regolata fino ad allora da usi e tradizioni mutevoli, si dette uno statuto: 35 pergamene in cui si definivano le regole per la convivenza civile e religiosa, le feste, l’igiene pubblica, il taglio del legnatico, la vendemmia, l’allevamento, le gabelle.
Il castello, tuttora ben conservato, ha una forma ellittica e sorge sulla sommità di un colle ricoperto di uliveti, elci e resinose, a 514 metri di altitudine e in posizione dominante sulla verde pianura spoletina.
Il perimetro è di circa 500 metri e le mura, una volta culminanti in merli guelfi, erano anticamente difese da profondi fossati.
Restano visibili resti di cannoniere, beccatelli in pietra e archi e finestre appartenuti alle case che si addossavano alle mura. La struttura di queste ultime è ben conservata e permette al complesso di mantenere l’aspetto compatto, tipico del castello medievale, reso ancora più suggestivo dalla posizione isolata, in uno scenario paesaggistico di incomparabile bellezza.
Il centro abitato conserva in gran parte la struttura trecentesca, sia nei tratti superstiti delle alte e solide mura che nell’edilizia.
Ben conservati sono la porta d’ingresso e l’apparato difensivo ad essa congiunto, nonché l’edificio pubblico e la chiesa parrocchiale, dedicata a San Donato, vescovo e martire. L’edificio, più volte rimaneggiato, mantiene nella facciata e sul fianco sinistro i caratteri medievali, mentre all’interno si presenta nell’aspetto conferitogli nel corso del restauro del XIX secolo.
Il Castello di Pissignano
Il castello di Pissignano Alto è noto anche come Borgo San Benedetto poiché, sotto alle antiche torri e al palazzo signorile, si sviluppò, nel corso dei secoli, un agglomerato di case.
Il toponimo deriva da Piscinae Jani e la formula è contenuta anche in una lettera di Federico Barbarossa.
La zona fu senz’altro abitata in epoca romana, tra il V e il VI sec., in prossimità dell’attuale percorso della Flaminia. Più tardi sorse un nucleo abitato nella parte alta del colle, nei pressi di di una chiesa fondata da una comunità benedettina. Tale agglomerato si sviluppò fino a dotarsi di una cinta muraria già nel XII sec.
La forma è triangolare, tipica dei castelli di pendio, con il vertice a monte e le torri disposte sugli angoli e sui due lati spioventi in posizione intermedia.
La torre di vertice è molto alta e slanciata, ma le funzioni difensive di maggior rilievo erano concentrate sicuramente nella torre pentagonale intermedia, utilizzata fin da epoca antica come campanile ed abside della chiesa di San Benedetto.
L’abitato è disposto a terrazze digradanti e conserva in parte i caratteri medievali.
Nel punto più alto sono i resti di quello che doveva essere il Palazzetto della Comunità, ove si conserva un affresco raffigurante una Madonna con Bambino, datato 1545.